2022-02-14

Sull'essere grati

Ridurre le pretese

Caro E.,

esiste un pensiero, a volte latente, quasi implicito, che prevede la gratitudine dei figli verso i genitori. Gratitudine per la vita ricevuta, per il tetto sotto cui abiti, per i vestiti che indossi, per il cibo che mangi o per l'educazione che ricevi.

Sarò molto chiaro su questo aspetto: fai in modo che questo pensiero non intacchi la tua mente per nessuna ragione.

La gratitudine è un sentimento bellissimo ed è bellissimo sperimentarlo perché nasce a fronte di un favore ricevuto ma prevede la disponibilità a contraccambiare quel favore. Ed è proprio qui il punto: tu NON devi contraccambiare il fatto di aver ricevuto la vita, tu NON devi contraccambiare il nutrimento che ricevi ogni giorno e NON dovrai nemmeno contraccambiare la possibilità di studiare che avrai fra qualche anno.

Tutto questo non lo devi fare perché non lo hai richiesto. Sei venuto al mondo per il desiderio mio e della mamma di diventare genitori, non sei stato interpellato sulla questione. Proprio per questo, la scelta che abbiamo fatto prevede il dovere di prenderci cura di te e di tutti i tuoi bisogni per garantirti al meglio delle nostre possibilità una crescita, sana, equilibrata e stimolante. Di questo siamo noi a dover rendere conto a te, non il viceversa.

Allora ti dirò di più: tu hai diritto di pretendere di essere amato, hai diritto di pretendere di essere nutrito, hai diritto di pretendere di essere educato e, infine, hai diritto di pretendere di essere ascoltato. Ho la sensazione che si usi spesso la gratitudine quasi come una colpa, quasi come un debito del figlio verso il genitore. Dimenticalo.

E quindi come si evita l'anarchia e il degrado?

Proviamo a fare un ragionamento sulla parola responsabilità che sostituiamo subito con l'espressione "prendersi cura". Se guardiamo le cose da questo punto di vista forse si riesce ad intravedere un certo equilibrio: prendersi cura della propria vita, prendersi cura del cibo che mangi, prendersi cura dei propri vestiti, prendersi cura della propria istruzione, prendersi cura della propria casa.

Scrivendoti questo breve elenco mi risulta lampante un cambio di proprietà: la vita, il cibo, i vestiti, la casa e l'educazione sono diventati tuoi. Non sono più un peso da restituire ma una responsabilità da assumere. Mi piacerebbe che provassi a vedere così le cose, a sentirtene responsabile e non grato verso chi te le ha date. Non sei venuto al mondo per soddisfare me o la mamma o chiunque orbiti intorno alla tua vita, sei venuto al mondo per una scelta d'altri e di questa vita ti è stata data la responsabilità: a te la scelta di come coltivarla. Il debito da pagare semmai è di chi ti ha desiderato e ti ha appeso addosso la responsabilità della vita.

La famiglia è il primo sistema di comunità che vivrai, in cui ognuno dei suoi componenti (tu compreso) è responsabile di tutto ciò che alla famiglia appartiene. Questo è l'ultimo ingrediente per chiudere il cerchio della responsabilità, perché per concretizzare la responsabilità il metodo più efficace è quello di darsi delle regole che tutti si impegnano a rispettare e che servono per rendere la vita di tutta la famiglia la migliore possibile. Le regole non sono il prezzo della gratitudine, ma la presa di coscienza della responsabilità. Questo significa due cose: accettare di rispettare le regole e avere la possibilità di discuterne, essere parte attiva di questa tua prima comunità non solo dal punto di vista operativo ma anche decisionale. Sarà nostra premura cercare di renderti sempre più partecipe man mano che crescerai, per farti capire sempre di più che una comunità è un luogo di dialogo e costruzione e non un luogo di obbedienza e restituzione.

La vita per chiunque è piena di responsabilità che capitano e che non sono state chieste, allenarti in famiglia ti permetterà di essere cittadino responsabile anche fuori dalle mura domestiche, cercando sempre di vedere l'onore della responsabilità a favore del peso della costrizione. Proverai frustrazione, incomprensione, a volte senso di ingiustizia quando percepirai che la tua responsabilità non produce effetti tangibili o che la regola a cui sottostai non ti risulta corretta. Anche di queste sensazioni farai esperienza in famiglia, specialmente all'inizio, quando non tutte le regole ti saranno chiare ma ti verrà chiesto di rispettarle ugualmente. Il punto focale di questi discorso è però quello di ricordarti che non lo devi fare per senso di gratitudine o di restituzione (la frase "perché questa è casa mia" pronunciata come sentenza è un abominio), ma per senso di responsabilità, perché anche se non sai bene come, le cose ti appartengono. Con questo presupposto allora permettiti sempre di esprimere la tua opinione e spronami sempre a farti capire meglio in che modo una regola è legata alla responsabilità.

Ma quindi la gratitudine? Tienila per gli amici, tienila come porto sicuro per le tue relazioni, goditi la gioia di fare un favore e di restituirne uno ricevuto per creare legami basati sulla disponibilità. Ricorda sempre che non vivi per me, ma vivi per te stesso. Costruisciti allora intorno un mondo di bellezza e di gentilezza in cui goderti la TUA vita. La gratitudine è un bellissimo strumento per raggiungerla.

P.S.

Non confondere la gratitudine con la gioia, l'affettuosità o la gentilezza. Essere felici di quello che si ha non deve coincidere per forza con la gratitudine, ovvero con la disponibilità a restituire. Si può essere felici e condividere questa felicità in modo "puro", consumarla nel momento presente e farne tesoro. Condividere la propria gioia per qualcosa che si riceve o che ci si accorge di avere non deve corrispondere alla gratitudine nel senso di restituzione, ma può essere ringraziamento sincero e condivisione del sentimento.

A presto, M.