2022-06-29

Diario di una crisi (1)

Se la domanda è giusta

Caro E.,

questa lettera che ti scrivo avrei dovuto scriverla quando tu ancora non ti eri mostrato al mondo e crescevi protetto nell’amore della mamma. Ma ancora non c’erano le parole, non era spuntato il germoglio di questo testo, esisteva solo un seme sottoterra che si preparava a rompere la superficie e sconvolgere la mia vita.

Ho scelto la parola crisi perché nella natura di questa parola risiede il concetto di scelta, di separazione da una condizione precedente. Tutto questo avviene certamente attraverso una turbolenza e un turbamento interiore. Ma nella crisi potrai trovare la spinta del tuo io profondo, di quello che il “mondo” proverà sempre a soffocare in nome di un controllo e di un “benessere” comune che altro non è che conformismo e “piattezza”. La crisi è il percorso verso il nuovo che qualcosa dentro di te ti dice di percorrere, di prendere il rischio, di conoscerti di più, di spostare il limite un po' più avanti.

Credo (e spero) che ogni uomo che si sia trovato nella condizione di aspettare la nascita di un figlio ad un certo punto si sia chiesto: “Ma io che padre voglio essere?”. Io me la sono fatta, molto presto anche, e nel pieno del mio spirito razionale ho cominciato a cercare risposte, a costruire l’immagine del padre che sarei voluto essere: mi sono confrontato con le figure paterne che ho avuto nel corso della mia vita, ho letto un po' di Recalcati1, ho letto Zoja2, articoli, guardato video. Tutto quello che ho ottenuto sono stati pezzi di un puzzle che non ero in grado di comporre, sicuramente affascinanti ma che non ero in grado di mettere assieme: concetti che non mi facevano vibrare dentro.

Ma la sfida era troppo seria per lasciare perdere così, per lasciare quei pezzi sul tavolo; ed è allora che la crisi è iniziata: quando la sfida è diventata più importate della mia razionalità, quando comprendere è diventato più importante che restare aggrappato ai miei dogmi il sentiero della crisi si è aperto e mi ha inghiottito.

Quando una risposta (come i pezzi del puzzle sul tavolo) non ti soddisfa, probabilmente quello che devi mettere in discussione è la domanda stessa che ti sei fatto. La domanda era sbagliata! La prima vera domanda a cui dovevo rispondere era: “Che cos’è un padre?”

Questa era la strada giusta, una domanda che non veniva dalla razionalità, una domanda che saliva da un punto più profondo, dallo stesso punto da cui è emersa la risposta: “Il padre è l’immagine dell’uomo impressa negli occhi del figlio”. A quel punto, mio caro E., le ginocchia cedono e dal profondo, da ancora più profondo, sale la domanda definitiva: “Che uomo vuoi essere?”.

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A questo punto non si torna più indietro, la trasformazione è iniziata e l’energia inizia scorrere nelle arterie insieme all’ossigeno, le ginocchia che avevano ceduto possono sostenere una corsa, respiri aria che non sembra quella di prima, di fronte a te si materializza un enorme blocco di marmo: quante cose diverse ci puoi scolpire?4 Inizi a sentire che qualcosa si è liberato, che tutto quello che ti identificava fino a quel momento inizia ad andare stretto, che hai bisogno di esprimerti per quello che sei veramente, che hai bisogno di raccontare e vivere la tua verità, che sei in astinenza da libertà, che ti senti soffocare dagli abiti che il mondo fino ad oggi ti ha convinto ad indossare e che tu hai sempre acconsentito ad indossare. Ti accorgi che nessuno ha sentito la tua vera voce.

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Ma tu, piccolo E., almeno tu la devi sentire. E la cosa fantastica è che non si può fingere di essere padre, non si può fingere di essere uomo. Se la sentirai tu, prima o poi la sentiranno tutti: allora questa è la crisi del me uomo che rinasce, che risveglia il suo io più profondo, che trova la sua dimensione originale. Che scopre il significato di felicità.

Non ci sono ancora arrivato, non sono arrivato ad una conclusione. Ci sono ancora tante vecchie catene (che io chiamo la “Matrice”) che mi rallentano e nuove funi che mi trattengono, per la paura di scoprire quanto ognuno di noi può essere. Ma sono arrivato al punto di poterlo raccontare. Posso raccontare che uomo vorrò essere, cosa c’è alla fine della crisi. Alla fine di questo percorso c’è un uomo libero di essere felice. Questo non è solo il mio percorso, ma è anche il risultato più grande che posso ottenere come padre: guardarti e vederti libero di essere felice. Ecco dove il padre incontra il figlio. Sulla felicità e sulla libertà ti dedicherò delle righe esclusive, ti basti sapere per ora che vorrò mostrarti sempre un uomo che esprime il massimo di se stesso, qualunque cosa accada nella vita. La felicità per me è questo: essere sempre la massima espressione di me stesso!

Con questo in mente potrai comprendere perché sono tornato in piscina, perché ho iniziato a scrivere poesie (o almeno qualcosa che ci assomigli), perché ho cercato l’amicizia. Con questo in mente potrai vedere che non siamo tessere dai bordi definiti, siamo figure dalle mille facce, dalle infinite possibilità. Abbiamo il diritto di esplorare, provare, sperimentare, sbagliare e cercare i limite.

Proprio con questa ultima parola voglio concludere questa prima lettera, perché in questa prima fase della mia crisi mi sono scontrato con il ruolo educativo del padre, come conciliarlo con quanto scritto sopra? Spesso in quello che ho letto si associava la figura del padre con la figura che deve far conoscere il concetto di limite al figlio. Ma quale limite? Quale limite devo farti conoscere?

Di certo non ho intenzione di importi il mio limite, sarebbe una limitazione troppo grande (chi sarebbe Michael Jordan se avesse vissuto con il limite del padre) e tantomeno i limiti che io ho sperimentato nella mia vita che sono poi sfociati in questa crisi. Non riuscivo a capire, ma poi le parole vengono sempre in aiuto. La parola in questione è: testimonianza. Non ti imporrò limiti, ti mostrerò come io trovo i miei (perché i limiti esistono, ma sono molto più lontani di quello che crediamo). Ti sosterrò nella ricerca dei tuoi, ti permetterò di esplorare, il tuo riferimento non sarà il limite imposto ma il modo per raggiungerlo in modo sano, libero e felice. Ci sto ancora prendendo mano con questa parte, ma sono fiducioso di arrivare in tempo per quando ne avrai bisogno, nel frattempo mi assicuro che tu non ti metta in pericoli troppo grandi.

In altre parole spero di essere per te un padre con una miriade di domande e poche risposte, perché dietro ad ogni domanda le risposte sono infinite, dietro ogni risposta c’è solo un cimitero di occasioni perse. Non sarò io il boia di quelle occasioni, ma sarò lì a guardarti e sostenerti mentre realizzerai la tua.

Adesso alza il volume6

A presto,
M.

Footnotes

  1. Il complesso di Telemaco

  2. Il gesto di Ettore

  3. Foto di cottonbro: Pexels

  4. JAGO | Blocco creativo Youtube

  5. Foto di Pixabay: Pexels

  6. Freedom - Pharrell Williams: Youtube