Caro E.,
ti voglio raccontare di un libro che al momento è nella top 5 dei miei libri preferiti. Te ne voglio parlare perché mette in luce un aspetto chiave che mi auguro diventerà parte della tua vita: il mondo non è proprietà degli esperti, ma gli esperti dovrebbero essere a servizio del mondo.
Quando sarai grande probabilmente lo scoprirai, ma io soffro di quella che viene chiamata "sindrome dell'impostore" e che fa sentire una persona sempre inadeguata a svolgere un qualsiasi compito (per il quale crede serva una competenza maggiore e che ci siano persone più adatte di lui per farlo). Nonostante questo, sono profondamento convinto che di tutto quello che entra a far parte della tua vita tu abbia diritto (se non il dovere morale) di farti un'opinione e il diritto di esprimere quell'opinione, o di raccontare la tua esperienza. Quello che farà la differenza sarà il modo in cui lo farai: se ti esprimerai con spirito critico, con propensione all'evoluzione del pensiero stesso che hai appena espresso, allora condividerlo è la scelta migliore che tu possa fare. Condividerlo ti permetterà di osservare il tuo percorso di crescita, di apprendimento e di evoluzione. Sarà prima di tutto un mettere alla prova te stesso e le tue opinioni perché se restano solo dentro di te non potranno che involvere e ristagnare, senza sapere se sono ragionevoli o meno. Potrai permetterti di sbagliare senza dover cancellare e far finta che non sia mai successo, ma ammettendo la tua evoluzione e la tua comprensione più profonda. Non condividere per insegnare, ma condividi per raccontare e per raccontare prima di tutto a te stesso i risultati che hai raggiunto.
Il libro di cui voglio scriverti stasera parla proprio di questo: di una evoluzione del pensiero, passata attraverso lo scontro, ma resa possibile solo perché quel pensiero è stato condiviso. Se un giorno, tra qualche anno, leggeremo insieme questo libro ti chiederò: Cosa sarebbe successo se Marc non avesse espresso questa opinione?
MARC: Serge, non puoi aver pagato questo quadro duecentomila franchi.
SERGE: Ma, caro mio, li vale tutti. È un ANTRIOS!
MARC: Non puoi aver pagato questo quadro duecentomila franchi!
SERGE: Lo sapevo che non avresti capito.
MARC: Hai pagato questa merda duecentomila franchi!
Queste 5 battute sono tratte da Arte di Yasmina Reza, e sarebbero l'incipit perfetto per quello che ti ho scritto sopra ad esse (che però ho già scritto), quindi prendilo come un intervallo.
In questa commedia sta la motivazione per cui ho superato (in parte) questo limite che mi ero autoimposto e ho iniziato a scrivere:
- Sono uno scienziato? No, ma adoro leggere e ascoltare di scienza.
- Sono un filosofo? Nemmeno fra dieci anni, ma amo mettermi alla prova con domande e problemi difficili.
- Sono un artista? La mia manualità è assimilabile a quella di una foca.
- Sono un artigiano? Fatico a tagliare dritto con la forbice.
- Sono uno sviluppatore software? Sì, ma alle prime armi mentre ti scrivo queste righe (almeno rispetto alla mia visione dello sviluppatore).
Quindi dovrei stare zitto? Ti avrei risposto di sì fino a poco tempo fa, ma poi mi sono chiesto "perché?". Perché non posso scrivere che cosa ho capito di un saggio scientifico? Perché non posso raccontare le sensazioni guardando un'opera d'arte o ascoltando un disco? Perché non posso condividere le mie conclusioni dopo aver letto un saggio filosofico?
Gli esperti sono le persone da cui attingere la conoscenza, noi siamo le persone che imparano, ma lo fanno attraverso l'esperienza del "fare": ognuno cercando di esprimere al meglio i propri talenti e le proprie inclinazioni. Ma non credo che privarci della possibilità di esprimere un'opinione sia una una scelta saggia. Dovrai essere responsabile di quell'opinione, dovrai accettare le critiche, dovrai essere onesto verso di essa e trattarla per quello che è: una approssimazione di una realtà che non conosci. Una verità dovrebbe sempre portare con sé tutto il percorso di opinioni che la hanno resa tale affinché chiunque voglia, un giorno, possa provare a rimetterle in discussione: questo è lo spirito con cui devi essere presente nel mondo, raccontare la scoperta di una verità fintantoché ti appassiona o non ti attira più1. Ma più imparerai più quell'approssimazione sarà vicina alla realtà finché, per alcune delle miriadi di cose che incroceranno la tua vita diventerai competente o addirittura esperto. A quel punto dovrai avere la responsabilità di metterti a disposizione di chi sarà come sei tu adesso. Ricorda delle stalagmiti di cui ti ho scritto2 due messaggi fa: prenditi la libertà di imparare e di raccontarlo agli altri (in questo ordine sperabilmente).
A presto, M.
Footnotes
-
Qualunque sia il destino di un'opinione la sua presenza rimane come punto di vista, come interrogativo su quel pezzo di mondo che la interessa. Se non sarà una tua passione ne saprai comunque qualcosa in più di "niente" (non male come prospettiva no?) ↩
-
(Espanditi. Esplorare prima di scalare)[https://www.informatropico.it/espanditi/] ↩