Caro E.,
oggi, alla mezzanotte, quasi tutto il mondo (a seconda del fuso orario) celebra la fine di un anno e l’inizio di un nuovo.
A volte mi sembra che l’auspicio sia quello di tirare un bella linea per azzerare i contatori, come se da un istante all’altro la storia potesse ripartire, come se esistesse una pagina bianca su cui riposizionare la penna della vita. E non nego che anche a me capita di farlo.
Credo che ognuno sia consapevole dell’impossibilità di questo auspicio, che sia noto come un ciclo di rivoluzione della Terra intorno al Sole non sia nulla di diverso dalla sua natura e dalle leggi dell’Universo. Eppure sentiamo il bisogno di augurarci un buon nuovo anno, come se non ci fosse soluzione di continuità tra ieri, oggi e domani. Questo pensiero, che sono consapevole essere piuttosto estremo e cinico mi è sorto qualche giorno fa (ci ho anche scritto qualche verso) ed è stato seguito da alcune riflessioni sul tempo e sulla storia.
Sono quasi certo che la nostra storia sia totalmente irrilevante per noi stessi, in quanto siamo già il risultato della nostra storia: ogni istante siamo tutto quello che ci serve per vivere l’istante successivo. Portiamo avanti la nostra storia nel nostro essere, ma i suoi avvenimenti sono irrilevanti per il nostro futuro: ricordare la nostra storia è irrilevante per vivere il futuro.
Con questo non voglio dire che i ricordi siano inutili, ma solo che sono irrilevanti: non prendiamo una decisione in base ai nostri ricordi, ma in base a come ogni istante la nostra vita ci ha plasmato, istante dopo istante. Quindi se anche cancellassimo ogni ricordo, se non fossimo in grado di ricordare saremmo lo stesso in grado di affrontare il futuro, perché il nostro presente ha tutto ciò di cui abbiamo bisogno da noi stessi. Certo è che la nostra esperienza potrebbe non essere sufficiente e quindi la storia di altri potrebbe essere complementare alla nostra prossima decisione (per evitare di farci fare strada in più), da cui si giustifica la storia.
E il tempo? Non è altro che il divoratore della storia, il susseguirsi di istanti a cui abbiamo dato un nome e mantiene in vita ciò che non può essere più e che ci illudiamo di poter prevedere. Il tempo è in grado di cementare le sofferenze, i sensi di colpa ed è bravissimo a far volar via i momenti belli. Il tempo è in grado di schiacciarci con l’ansia del futuro e la fretta di rincorrere una vita che in realtà già ci appartiene.
Ma forse è il caso di tornare al 31 dicembre: salutiamo il tempo passato e tutto quello che in quel tempo è successo, che non è altro che quello che siamo nello stesso istante in cui lo salutiamo e ci auguriamo un tempo futuro migliore di quello passato come se tale tempo fosse qualcosa di diverso da quello che saremo noi stessi.
Non sono contrario a festeggiare la fine e l’inizio di un convenzionale lasso di tempo: ci aiuta a organizzare le idee, i progetti, le aspirazioni e i sogni: ci da un senso di limite di cui abbiamo estremo bisogno per non pensare troppo in grande. Mi piacerebbe però che tale festeggiamento fosse la celebrazione semplicemente di noi stessi. Un istante di tempo in cui ci concediamo di essere solo nel presente, in un mondo che si nutre delle ansie per il futuro e dei rimpianti del passato. In un mondo che non riesce a fare meno del tempo il mio augurio per ogni tuo 31 dicembre è quello di dimenticarti per un instante della tua storia e godere del tuo presente. Poi da domani inizierai a pianificare il tuo futuro e rimuginare sul tuo passato, lo fanno tutti e lo farò anche io.
Oggi per un po’ ci siamo riusciti, abbiamo goduto del presente, siamo stati insieme semplicemente stando insieme senza sovrastrutture. Mi sono ripromesso di fartene vivere di più di momenti così, dove la vita viene e il tempo non è altro che un susseguirsi di istanti di presente.
Non voglio demonizzare il futuro, ho tanti progetti per il nuovo anno (”li leggerai” domani), ma tanta paura dell’ansia che potrebbero provocare, delle aspettative che ho messo su di loro.
Stasera festeggiamo da soli questo passaggio e forse va bene così. Forse va bene ricordarsi che è semplicemente un nuovo istante e l’unica cosa che veramente conta e sentire di essere presenti in questa vita.
Troverai contorta questa lettera, forse un po’ sconclusionata e poco connessa. Ma è un po’ questo il mio presente ed è un po’ questo quello che sono: complesso, contorto, pieno di contraddizioni e di ansia, di idee e di sogni. Qui mi ha portato la mia storia e da qui inizio il mio nuovo anno.
A presto, M.