Caro E.,
qualche settimana fa ho comprato un nuovo zaino da avere sempre con me durante le mie giornate. E tu dirai “Bene, ma chi se ne frega?”.
In realtà, mentre lo preparavo, giorno dopo giorno, ha iniziato a prendere spazio l’idea di una analogia tra lo zaino, le persone e la vita. Voglio raccontarti questo pensiero adesso che si è posato e adagiato tra le pieghe della mia mente e sentire poi tu cosa ne pensi (se ti va…).
Dunque, proviamoci…
Credo saremo tutti d’accordo nell’affermare che uno zaino, nel suo senso più ampio del termine è un contenitore ed in particolare un contenitore pensato per essere trasportato. Ma cosa trasporta?
La risposta più ovvia e senz’altro corretta è: trasporta gli oggetti che ci mettiamo.
E se trasportasse intenzioni?
Ogni volta che inseriamo un oggetto nello zaino, non stiamo forse inserendo l’intenzione di utilizzarlo? Non è lo zaino in questo senso l’immagine di un impegno verso noi stessi?
Pensiamoci un attimo: lo zaino non è gratis. Ogni oggetto al suo interno porta con sé un peso che verrà sostenuto dalle nostre spalle per tutto il tempo in cui lo trasportiamo: perché metterci dentro cose di cui non abbiamo bisogno o che crediamo non utilizzeremo?
O per meglio dire: ogni giorno dovremmo caricarci sulle spalle solo le intenzioni per cui siamo pronti ad impegnarci durante la giornata, caricare nello zaino solo le cose che vogliamo impegnarci ad utilizzare per sollevarci dal peso del trasporto e per mettere nuovi passi nella direzione della nostra vita.
Perché poi la sera si torna a casa, realmente o figurativamente stanchi per la giornata passata. Si toglie lo zaino dalle spalle e ci si chiede se tutta quella “fatica” sia valsa qualcosa. Allora si apre lo zaino e si guarda dentro: se è uguale a com’era la mattina quando lo abbiamo indossato probabilmente abbiamo disperso tanta energia. Se le differenze sono poche, in mezzo all’invariato, forse non sapevamo bene dove volevamo andare a camminare. Se non c’è più una cosa a posto, se per domani bisogna rovesciare tutto e risistemare, allora abbiamo appena concluso una giornata che meritava di essere vissuta.
Uno zaino come intenzione che si trasforma in impegno per seguire un’aspirazione, ogni giorno.
E allora mi chiedo se, tolto l’accessorio, non siamo noi stessi il nostro più incredibile zaino. Quante intenzioni ci carichiamo dentro ogni ogni giorno e per quante di queste ci mettiamo l’impegno di renderle concrete? Quanto chiara è la nostra aspirazione che ci permette di scegliere quanto caricare il nostro zaino per trovarci la sera una confusione che bisogna rovesciare tutto e risistemare? Quanto siamo consapevoli di che cosa non portarci addosso? Di che cosa lasciare a casa, fuori da noi?
Non ho una risposta, ho sempre scelto zaini grandi e questo in qualche modo suggerisce che ho sempre avuto e ho tutt’ora un sacco di intenzioni, ma forse non del tutto chiara l’aspirazione. Ci sono giorni in cui la sera il mio zaino nemmeno lo apro, lo lascio direttamente in macchina per l’indomani, rinnovando quelle intenzioni e confidando in un impegno maggiore. Quei giorni le spalle fanno male, ma non ancora abbastanza per aprire e togliere.
Ma al di là di questo, al di là del singolo giorno, ogni mattina non vedo l’ora di alzarmi e prendere il mio zaino.
A presto, M.
P.S.
I fazzoletti va bene averli anche se non li usi 😉