2023-08-18

Una filosofia di vita

Mappe di navigazione

Caro E.,

Non so se quando leggerai queste righe sarai d’accordo sull'idea che in qualche modo ognuno di noi vive seguendo una certa filosofia, guidato da una qualche bussola, per tutti i giorni che trascorre su questa terra.

Per qualcuno questa bussola è una bussola morale e etica, per qualcun’altro è forse una bussola religiosa o spirituale. Probabilmente molti di noi hanno provato a camminare seguendo quella dei propri genitori o di qualcuno di molto significativo per la propria vita. Da bambini abbiamo seguito l’istinto e ci siamo fatti guidare dai bisogni e dai nostri desideri. Per qualcuno questa bussola è implicita e quindi sconosciuta, forse inspiegabile, per altri è motivo di ricerca e di introspezione. Per me è costruzione e scoperta: in questi ultimi anni ho cercato a lungo un modo in cui vivere per essere presente a me stesso, presente nel mio tempo e presente nel mio spazio.

Si tratta di scoperta perché sono abbastanza convinto che l’ago di quella bussola sia dentro ognuno, per ognuno diverso, ma sta lì desideroso di essere agganciato ad un perno e poter girare. Il perno e il quadrante sono la nostra costruzione personale: lo spazio e le direzioni in cui far girare quell'ago in grado di mostrarci il nostro nord.

Allora eccomi qui a raccontarti cosa ho scoperto e cosa ho costruito fino ad oggi: non te lo racconto perché tu segua quello che c’è scritto ma perché tu abbia l’ispirazione per iniziare a scoprire e costruire la tua. Le cose cambiano, le filosofie si susseguono, questa è una, la mia in questo momento.

In realtà un po’ di questo mio modo di vivere te l’ho già raccontato qualche mese fa e costituisce uno dei due “assiomi” che ho scoperto vivere in me:

  • Memento mori
  • Il tuo stare bene si propaga a chi ti sta intorno

Abbiamo una data di scadenza, spesso ignota, e siamo limitati. Non abbiamo tempo da sprecare. Si dice che si muore tre volte: quando si nasce, quando si scopre (io direi quando si capisce) di essere mortali e quando il nostro corpo cessa di funzionare. Io sono già morto due volte allora, non ho intenzione di aspettare passivo la terza.

Che l’universo sia pervaso da energia è una cosa assodata nel mio tempo (mi auguro non sia cambiata nel tuo) e l’energia si sposta, si scambia e ci influenza: si tratta dell’energia fisica, di quella mentale e di quella che siamo in grado di generare con il nostro essere. Tutti (spero) abbiamo sperimentato la vicinanza di una persona accogliente, felice, appagata e purtroppo (credo) tutti abbiamo percepito la vicinanza di una persona insoddisfatta, magari triste o abbattuta anche senza che queste persone manifestassero il loro “mood”. E questo stato in qualche modo ci influenza: qualcuno ha la capacità di assorbirlo (nel bene o nel male) mentre altri se ne fanno travolgere (nel bene o nel male). Allora essere felici significa propagare intorno a noi felicità che in qualche modo si deposita in chi ci sta intorno.

Il problema ora era diventato cosa farne di questi due assiomi, come concretizzarli nella quotidianità e in qualche modo renderli operativi. Allora ho iniziato a costruire una mappa delle azioni perché di questo è composta la vita: azioni consapevoli, azioni inconsapevoli, volute o necessarie. Così è nata questa mappa che mi aiuta a mantenere la rotta.

Mappa delle azioni

Tutti vorremmo vivere in un mondo in cui ogni azione ci fa stare bene e fa stare bene anche le persone intorno a noi, ma tutto e sempre sono parole che non fanno parte del mondo (come niente e mai). Eppure vale la pena di cercarle e di realizzarle perché generano un circolo di positività più forte di uragano. Scrivere queste lettere è una di quelle azioni perché permette a me di esprimermi e a chi le legge di conoscermi meglio, in modo più diretto (spero che anche per te sia così).

Va da sé, poi, che evitare azioni che ci fanno male e fanno male anche gli altri dovrebbe essere una legge di vita eppure non è sempre così. Non lo è stato per me quando non mangiavo e le persone intorno a me non sapevano come aiutarmi o quando chiudevo le comunicazioni lasciandomi logorare dai pensieri ed escludendo chi mi era vicino. Quelle azioni vanno riconosciute e con tanta gentilezza e amore verso sé stessi vanno allontanate, allontanate il più possibile.

E così arriviamo alle due zone di limbo: le azioni che non fanno stare bene me ma che fanno stare bene gli altri e le azioni che fanno stare bene me ma non fanno stare bene gli altri.

Nella prima zona rientrano tutta la sfilza di doveri e impegni più o meno grandi che affronto durante il giorno: le responsabilità e i compromessi per vivere in società possono fare parte di questo grande insieme di azioni che spesso non sono evitabili. Quello che faccio allora è compensare quelle azioni con altre azioni che invece so mi provocano piacere e cerco di farlo in modo sistematico anche per le piccole cose: piccole azioni piccole compensazioni, grandi azioni grandi compensazioni. Non si tratta sempre di cose che si fanno mal volentieri o che creano traumi ma sono tutte quelle azioni che “se le facesse qualcun’altro mi farebbe un favore”. Con questo piccolo stratagemma riesco a mantenere un buon equilibrio e tutto diventa più fattibile (al di là di qualche sbuffo o smorfia sul viso). Attenzione, non si tratta di restituire un favore, le compensazioni non sono mai una richiesta verso qualcuno: la compensazione è con me stesso, è ritagliare lo spazio di quella compensazione senza pretenderlo in cambio a qualcosa. Non è nemmeno esplicita per l’esterno e non è consequenziale (ho compensato azioni anche a giorni di distanza).

Infine l’ultima zona, la zona pericolosa, quella zona in cui vivono le azioni che mi fanno stare bene ma che so potrebbero creare difficoltà a chi mi sta vicino: sono azioni che possono essere legate a delle passioni molto forti o idee molto radicate e ci si trova di fronte ad un bivio: la faccio o non la faccio quella cosa?

Se non la faccio potrei entrare in uno stato negativo che poi inciderebbe nella relazione con gli altri generando comunque attriti. Se la faccio viceversa potrebbe crearsi l’attrito tra il mio benessere e il malessere che l’aver fatto quella azione ha provocato nell'altra persona. Come risolvere questo stallo per cercare di produrre qualcosa di buono?

Mai dimenticarsi gli assiomi…

Ci sono tre possibilità:

  1. Non fare quella azione, quindi rientrare nella prima zona intermedia e applicare la compensazione per cercare di mitigare il mio malessere e trasmettere qualcosa di positivo (di solito è la seconda opzione per me);
  2. Fare quella azione proteggendo chi mi sta intorno in modo che gli altri vengano a contatto solo con la mia positività senza per forza venire a contatto con l’azione in sé, pensando ad un avvicinamento progressivo verso tale azione (questa è la prima cosa che cerco di fare perché il beneficio prodotto dal fare l’azione è nettamente maggiore a quello della compensazione);
  3. Fare quella azione e accettare il malessere altrui perché non posso permettermi di controllare gli altri e gli altri non vengono sempre prima di me. Dare loro lo spazio di accettare quella azione aiutandoli a guardare il benessere che mi provoca (questa ipotesi la uso con estrema parsimonia perché richiede uno sforzo notevole di energie).

Beh… siamo arrivati in fondo.

Sono contento di averti scritto queste parole perché scrivendole ho potuto mettere in ordine alcuni pensieri e farmi alcune domande che ancora restavano sopite nella mia testa.

Scorro un po’ in su e rileggendo queste righe sono fiero del lavoro che ho fatto negli ultimi anni, adesso ho una guida e un riferimento a cui tornare quando salgono i dubbi e quando le cose non vanno come vorrebbe la teoria. Una filosofia di vita non serve per non fallire, almeno io non lo credo, ma credo serva per potersi permettere di avere una mente aperta con un porto sicuro a cui tornare finché non si imparano a navigare acque più tempestose. Mi auguro di far evolvere questa mia bussola, di scoprire e costruire cose nuove nella navigazione dell’infinito che abita dentro di me.

E che abita il dentro di ognuno nel mondo.

Buona navigazione figlio mio.

A presto,
M.