2023-09-15

L'amore finisce?

Cambiare per rimanere se stessi

Caro E.,

queste che stai leggendo sono forse le parole più complesse che finora mi sono trovato nell’esigenza di comunicare. Ho provato ad aspettare, a farle decantare e osservare se in qualche modo riuscissero a prendere una forma più chiara, meno turbolenta.

Ma non ci sono riuscito e allora eccomi qui a raccontarti e a raccontarmi un avviso per il futuro come padre e un rifugio per te come figlio.

La cosa più difficile è stato trovare il titolo di questa lettera, un titolo che esprimesse il nucleo di questo messaggio ma che fosse anche una luce in mezzo al marasma di informazioni che ti circondano, un luogo di ritorno (tornerà questo concetto). Alla fine ho scelto di lasciare la domanda da cui tutte queste parole hanno origine, da cui una grossa parte del mio io attuale ha origine: L’amore finisce?

Questa domanda è uscita prepotentemente dall’ombra del mio subconscio e ha preteso di essere esplorata dopo aver rivisto per l’ennesima volta un piccolo video a me profondamente caro: in questo video, grazie all’arte e alla comunicazione, prende vita lo scollamento tra realtà e modello. Tra etichetta e sostanza.

La cosa che più di tutte ha segnato questo mio percorso iniziato quella sera del 2018 è aver raggiunto la consapevolezza di poter cambiare, la consapevolezza che io posso essere diverso da ieri e la mia identità non è subordinata al mio cambiamento ma che la mia identità si manifesta in quel cambiamento.

In quel video, che io porto nel cuore, è mostrato l’incontro tra due artisti (Marina Abramovic e Ulay) al MoMA di New York durante una performance artistica. I due artisti, l’etichetta dice, sono stati una coppia e si sono separati ponendo fine alla loro storia d’amore. Eppure niente di questo è vero ai miei occhi: quell’amore per me è ancora intatto. Semplicemente è cambiato. In una intervista la stessa Abramovic ammette di aver rotto le regole di quella performance perchè lui non era “un altro visitatore”. L’amore cambia, può cambiare senza perdere la sua identità.

Ti parlo di amore non a caso: credo che se questo concetto viene accettato e interiorizzato per l’amore (nel rispetto di chi possa avere opinioni diverse dalle mie) allora non ci può essere nessun cambiamento più difficile da comprendere. Lo dico perchè la mia generazione (forse qualcuna anche dopo) e tutte le precedenti sono state educate ad una dinamica statica dell’amore: una dinamica classica e dogmatica che probabilmente non è sempre stata una scelta. Esiste un punto nel modello educativo all’amore in cui “bisogna mettere la testa a posto”, in cui “bisogna far famiglia” in cui non è più ben visto sperimentare. Un momento in cui è necessario uniformarsi. Ma non ci sono state presentate altre forme a cui uniformarci se non quella monogama, eterosessuale a stampo cristiano con ruoli spesso disgiunti tra marito e moglie.

Credo non sarà difficile estendere questo ragionamento ad altri temi della vita. E questo modello è ancora radicato e giudicante specialmente in centri abitati piccoli dove la multiculturalità nelle sue più varie forme tarda ad arrivare.

L’amore è particolare perchè, in questo modello, rappresenta un isolamento emotivo della coppia che non è sostenuta da una comunità, ma al più giudicata e confrontata. Il cambiamento dell’amore all’interno della relazione deve rispettare una serie di limiti invalicabili per ottenere l’approvazione e la vita della coppia deve rientrare in un binario di eventi pressoché stabilito.

Ecco che allora io riapro quel video e scopro la libertà di un amore che non si esaurisce nel tempo, che non si uniforma e che esprime sempre se stesso, a prescindere da che cosa sia quell’espressione. Resta autentico.

Ho condiviso questo pensiero anche con la mamma e abbiamo iniziato a confrontarci su quale sia “la cifra” del nostro amore, in che cosa si contraddistingue e in che cosa invece risente di quel modello con cui entrambi siamo cresciuti e al quale di fatto ci riferiamo per analizzarci: perchè non abbiamo mai conosciuto e sperimentato altro. Di fatto, attualmente, non possiamo essere testimoni di altro. L’amore, questo amore, ha la particolarità che non riguarda il singolo ma la relazione ed è una sfida quando l’espressione di uno o dell’altra non coincidono: abbiamo gli strumenti per affrontare quel cambiamento senza sacrificare l’espressione di quel sentimento? E forse questi strumenti sarebbero utili anche al di fuori dell’amore. Che ne dici?

Ed è da qui che in qualche modo iniziano quell’avviso e la costruzione di quel luogo di ritorno: ad oggi tu stai crescendo in una famiglia che sostanzialmente rispetta quel modello relazionale seppur con alcune attenzioni e alcuni accorgimenti in più, ma sarà mio impegno e mia cura incoraggiarti quantomeno a conoscere cosa c’è oltre alla testimonianza che stai vivendo. Te lo scrivo adesso perchè anche per me significa imparare a conoscere per poter costituire quel luogo a cui dovrai sempre sentirti libero e al sicuro di tornare.

Credo che tu possa facilmente estendere queste considerazioni a tanti ambiti della vita che ti troverai ad affrontare: dallo sport che vorrai frequentare al tuo orientamento sessuale, passando per i modi in cui ti vorrai esprimere intellettualmente e fisicamente. I modelli sono importati nella vita perchè possono creare comunità se sono scelti, ma non ne esiste uno solo e soprattutto non esiste una decisione definitiva.

Ho lasciato quella domanda nel titolo perchè “le cose finiscono?” lo trovavo proprio squallido, ma spero che alla fine di tutto ti sia restata questa mia esortazione, quasi preghiera, a non aver paura di cambiare per paura di non essere più te stesso. Le cose non funzionano così. Non siamo una retta, non siamo sequenziali, siamo iperspaziali. Non lasciarti spiegare dalle rappresentazioni di te che il mondo tridimensionale (facciamo 4) è in grado di maneggiare nella sua limitatezza. Noi siamo oltre lo spazio e il tempo che abitiamo.

Il mio augurio di libertà è che tu possa conoscere e scegliere di volta in volta il modello che più ti permette di esprimere ciò che sei e non lasciare che sia invece il modello a definire la tua essenza. Le cose cambiano, figlio mio, restando se stesse. Tu puoi cambiare restando te stesso. E se lo farai per esprimere e incontrare la tua felicità sgretolerai tutte le resistenze, tutte le opposizioni. Farai del mondo un posto migliore e io sarò lì a goderne e ad essere fiero di te.

A presto,
M.

P.S.

Se vuoi vedere il video: Marina e Ulay al MoMA.